Articolo a cura di |Alessandro Pesce
- Da New Line Cinema e Zach Cregger, la mente originale dietro Barbarian, arriva un nuovo horror/thriller: Weapons. Quando tutti i bambini della stessa classe, tranne uno, scompaiono misteriosamente la stessa notte, esattamente alla stessa ora, una comunità si chiede chi o cosa ci sia dietro la loro scomparsa.
New Line Cinema ha, da sempre, assicurato piccoli movimenti di pensiero capaci di accavallare sguardi rassicuranti e affluenze corpose nonostante il torrido caldo estivo. Non è certo un caso (che conferma ulteriormente la tesi) la scelta di fissare l’uscita di un SemiEsordiente (atto Secondo del regista) proprio nel mese di Agosto. Un gioco do potere che ribadisce, se mai ce ne fosse bisogno, che la “Casa” si fida dei propri mezzi; Mandando un segnale forte del proprio dominio territoriale sul reparto distributivo e che, conti alla mano, riesce ad avere l’ultima parola su ogni discussione: Solo In Italia si registrano 389.841 euro nel fine settimana con una media di 1.989 euro in 196 sale.
Weapons esce al cinema con una curiosità molto pressante, disponendo il giovane Zach Cregger a pedina di rilancio sotto una freddissima luce di giudizio dalla quale difficilmente si esce con le ossa integre. Dopo il geniale Barbarian (2022) il regista statunitense, classe 1981, si conferma come promessa da tenere d’occhio sull’orizzonte del cinema di genere del futuro.
Citazionismo velato, tematiche sociali, cronaca, nascondigli fiabeschi e narrazione sotto diversi punti di veduta sono le caratteristiche che compongono questa sorta di Noir Corale capace di affascinare nonostante le ripetute battute di accelerazione. Weapons confida nello sfiancare lo spettatore sui fianchi, assaporando quel tetro mondo del “Real Life” per dare, alla fine, un fortissimo colpo sulla nuca e tramortire anche la mente più esperta e preparata. Ispirato ad una storia vera, il film compone la propria stesura su di un gruppo di bambini scomparsi misteriosamente la stessa notte alla stessa ora, gettando la piccola comunità di Maybrook nel chaos più totale e creando piccole fazioni, dove, la giustizia (emotiva) privata diventa vera e propria componente del racconto. I protagonisti si muovono sotto una rete dove, il regista, si diverte a citare i grandi del passato; attraversando le Lynchiane cavalcate sul settore visivo, arrivando alla mastodontica presa Tarantiniana sul reparto della narrazione, offrendo, così, una soggettiva differente a seconda del protagonista di turno. Questa piccola scacchiera tematica assicura, al pubblico, punti ,dove prendere spunto senza nessuna meta precisa; si, perchè Cregger si diverte a divagare su ogni argomentazione senza attimi di respiro e chiudendo i piccoli capitoli “Interpersonali” (e qui la vena Tarantiniana) con una freddezza piena di personalità. La fiaba oscura, se gestita a dovere, riesce sempre a funzionare e Weapons centra il punto senza nessuno sforzo (nonostante la lentezza dall’inconcludente apparenza) dando l’esempio di come creare suspance senza creare suspance, girando più volte su se stesso e volgendo lo sguardo verso una direzione dove solo l’immaginazione riesce a scorgere un piccolo bagliore di luce. I bambini giocano un ruolo fondamentale pur non presenziando in maniera costante e , anzi, relegando il proprio intervento per pochissimi attimi, eppure, paradossalmente, cospargendo una vera e propria aurea di assillante e asfissiante manifestazione come un ombra caduta sull’angolo più buio della casa, generando una figura inquietante dalla grossa mole e pesantezza. Il territorio Americano è ricco di queste cittadine tanto ricche quanto povere di contenuti che, come Carpenter insegna, creano quella caccia alla strega necessaria per dare una scossa alle noiose vite dei cittadini. Weapons funge da collante tra queste realtà, dando una soggettiva di noia su di un contesto semi paranormale, dove, il sociale si maschera da vero e proprio mostro. Quanto il cittadino è divoratore di buonismo, lasciando emergere il male incarnato? e quanto il mostro è generato dalle incapacità relazionali? Zach Gregger cerca di spiegare il pericoloso mondo del “Bullismo Maturo” sotto diverse vedute, spezzando la mondanità e mostrando quella facciata non sempre visibile, accarezzando anche temi importanti (se pur forzati) mettendoli come piccole briciole seminate di tanto in tanto sui frame che corrono a schermo.
Un film che, nella sua basica semplicità, riesce ad intrattenere riuscendo ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Sicuramente non adatto a tutti per via di una stanca andatura e accompagnato da un Cast che riesce a mantenere attiva la mente; Weapons dimostra “quanto” il cinema si affida al cinema stesso, regalando il gioco del “già visto“, creando, nel volto del pubblico, quel lieve sorriso verticale utile a stemperare ANCHE situazioni non del tutto positive, come, ad esempio, il doppiaggio Italiano gestito in maniera assolutamente poco brillante dove, i tecnicismi simil teatrali, rovinano le ottime prove attoriali degli incolpevoli protagonisti.
Zach Gregger brilla e illumina il cammino del cinema moderno offrendo un brivido nelle infernali notti di Agosto.