Recensione a cura di | Stefano Savona
Corre l’anno 10191, gli esseri umani sono sparsi in numerosi pianeti e uniti politicamente solo da un sistema feudale chiamato Landsraad. Le cascate nobiliari possiedono interi pianeti e sono in una perenne lotta per il potere.
Tra tutti i pianeti uno però svolge un ruolo strategico, economico e politico superiore agli altri: il pianeta desertico Arrakis, chiamato comunemente dai suoi abitanti Dune.
Ma perché un pianeta desertico, privo d’acqua e di risorse naturali, è così importante?
Dune è l’unico pianeta conosciuto in cui è possibile raccogliere la spezia melange, anche detta solamente spezia, è una droga in grado di annullare lo spazio e quindi di viaggiare senza spostarsi.
Il film narra l’ascesa di Paul Atreides nel diventare Muad’dib, il capo e il messia dei Fremen (abitanti di Arrakis) ed è raccontata in maniera magistrale da David Lynch che usa uno stratagemma ingegnoso per farci entrare nei personaggi: la telecinesi.
Già dai primi minuti veniamo a conoscenza che alcuni esseri umani sono in grado di leggere il pensiero ed anche noi spettatori possiamo sentire i loro pensieri o ascoltare i loro ragionamenti in scene altrimenti completamente mute.
Per i fan di Twin Peaks le innumerevoli visioni e sogni premonitori del protagonista saranno gradite insieme alla scelta degli abinamenti di colori, differenti non solo per casata nobile ma anche per pianeta.
Lo schema di colore principale sembra essere il color sabbia-nero-blu che, per quanto possa sembrare inguardabile, si sposa perfettamente con la trama e non si può non notare che in ogni scena uno di questi tre colori ha un ruolo dominante.
La colonna sonora presenta sia brani originali della rock band “Toto” sia brani di musica classica eseguiti con l’orchestra filarmonica di Vienna ed è proprio questa unione tra rock e musica classica a dare ulteriore vigore ad una trama settecentesca in una ambientazione fantascientifica.
Come George Lucas, con Guerre Stellari, qualche anno prima ci aveva regalato una storia fantasy in un lontano futuro, in questo film David Lynch ci regala un viaggio tra le corti reali, i loro intrighi e la rivolta delle masse in un pianeta molto molto lontano, ma soprattutto ricco di droga, visioni mistiche e predestinazione.
Corre l’anno 10`191, gli esseri umani sono sparsi in numerosi pianeti e uniti politicamente solo da un sistema feudale chiamato Landsraad. Le cascate nobiliari possiedono interi pianeti e sono in una perenne lotta per il potere.
Tra tutti i pianeti uno però svolge un ruolo strategico, economico e politico superiore agli altri (più importante persino al quello dove risiede l’imperatore) : il Arrakis, chiamato comunemente dai suoi abitanti Dune.
Ma perché un pianeta desertico, privo d’acqua e di materie prime, è così importante?
Dune è l’unico posto conosciuto nell’universo in cui è possibile raccogliere la spezia melange, anche detta solamente spezia, una droga in grado di annullare lo spazio e quindi di viaggiare senza spostarsi.
Il film narra l’ascesa di Paul Atreides per diventare Muad’dib, il capo e il messia dei Fremen (abitanti di Arrakis) ed è raccontata in maniera magistrale da David Lynch che usa uno stratagemma ingegnoso per farci comprendere i personaggi e stare fedele ai numerosi monologhi del libro: la telecinesi.
Già dai primi minuti veniamo a conoscenza che alcuni esseri umani sono in grado di leggere nel pensiero ed anche noi spettatori possiamo sentire i loro pensieri o ascoltare i loro ragionamenti in scene che altrimenti sarebbero completamente mute.
Per i fan di Twin Peaks le innumerevoli visioni e sogni premonitori del protagonista saranno gradite, insieme alla scelta degli abbinamenti di colori, differenti non solo per casata nobile ma anche per pianeta, che ricordano le stesse tonalità della serie.
Lo schema di colore principale sembra essere quello creato da sabbia-nero-blu che, per quanto possa sembrare inguardabile, si sposa perfettamente con la trama e la sua ambizione. È impossibile non notare che, in ogni scena, uno dei tre colori dello schema ha un ruolo dominante, ed in base ad esso cambia la struttura della scena, creando una aspettativa involontaria nello spettatore. Nelle scene, ad esempio, col predominio del sabbia, e le sue declinazioni tra il marrone ed il giallo, abbiamo scene di pericolo o in cui la vita è messa a rischio, mentre in quelle di predominio blu abbiamo scene più rilassante e di dialogo in cui viene spiegato qualcosa o informato qualcuno.
La colonna sonora presenta sia brani originali della rock band “Toto” sia brani di musica classica, eseguiti con l’orchestra filarmonica di Vienna ed è proprio questa unione tra rock e musica classica a dare ulteriore vigore ad una trama ottocentesca in una ambientazione fantascientifica.
La prima scelta del cast fu fatta dal produttore Dino de Laurentiis e comprendeva Freddie Jones, già famoso per Elephant Man, nel ruolo di Thufir Hawat, José Ferrer (Dune sarà l’ultimo film in cui reciterà) nel ruolo dell’imperatore, Max Von Sydow nella parte del Dottor Liet-Kynes e Sean Young (proprio Rachel di Blade Runner) che interpreta Chani.
Inizialmente il candidato al ruolo di Paul Atreides fu Sting, ma dopo la visione di oltre un centinaio di nastri si scelse di affidare la parte all’allora sconosciuto Kyle MacLachlan, che diventerà l’attore feticcio di David Lynch per i suoi film successivi. Non potendo più avere la parte del protagonista, alla Rock Star viene affidata la parte di Feyd-Rautha, spietato pupillo del Barone Harkonnen.
Un altro attore di spicco è il shakespeariano Patrick Stewart, che rimarrà però celebre per un altra opera di fantascienza, indossando la divisa rossa da capitano sul ponte della Enterprise col nome di Jean Luc Picard o come mentore, leader e fondatore degli X-MEN, interpretando il Dottor Charles Xavier.
Unica pecca possono essere gli effetti speciali, oramai datati, ma non scalfiscono minimamente la sospensione dell’incredulità, David Lynch è riuscito a rendere credibile ogni aspetto della pellicola, rendendo interessante anche la tecnologia che viene mostrata, più simile alla sua variante steampunk che a quella a cui ci ha abituato la fantascienza classica.
Dune è sicuramente un film imperdibile di cui un fan della fantascienza o del cinema non può fare a meno nel suo bagaglio, non mi resta quindi di augurarvi una buona visione e buon viaggio annullando lo spazio.
Trailer
Regia di David Lynch
Cast José Ferrer, Silvana Mangano, Kyle MacLachlan, Sean Young, Sting, Jürgen Prochnow
STAB HORROR ITALY