LASCIATEVI TERRHORRORIZZARE

Mimì – Il Principe Delle Tenebre : Il Nuovo Gotico Secondo Brando De Sica [RECENSIONE]

Articolo a Cura di | Alessandro Pesce

Mimì è un adolescente orfano nato con i piedi deformi che lavora in una pizzeria a Napoli. Un brutto giorno incontra Carmilla, una giovane ragazza convinta di essere una discendente del conte Dracula.

La torre dell’oscurità Made in Italy sembra vivere una sorta di quarta giovinezza, passando attraverso piccoli gioielli capaci di scuotere la critica e anche l’opinione del pubblico; quel tipo di pubblico sempre pronto a gettare fango sopra ogni corpo appartenente al proprio territorio. Brando DeSica , al suo esordio alla regia, riesce a mettere praticamente d’accordo tutti, esponendo un racconto tanto semplice quanto particolare ed articolato su più riprese. Il senso di appartenenza Italico viene sottolineato fin dalle primissime battute, regalando un dolce ricordo della poetica del Faber e, anche, dando una veduta di ciò che vedremo in corso di narrazione dentro rime che suonano quasi come profetiche visioni notturne. Mimì – Il Principe delle Tenebre rappresenta quello squarcio sociale utile a rappresentare non solo una porzione di Italia, ma tutta l’anarchica concezione comportamentale “del” diverso, dell’emarginato, del disagio e della rinascita. Come il classico vampiresco di Gotico concepimento, la tematica si sviluppa secondo determinati criteri grammaticali che corrono su binari perfettamente equilibrati. Il protagonista, Domenico Cuomo, interpreta il giovane Mimì; pizzaiolo di Napoli affetto da una malformazione che lo rende il classico “mostro” da portare sotto i riflettori. Durante una delle tante visite dei “bulli” di zona ,però, il ragazzo conosce la splendia Carmilla (interpretata da un’abbagliante Sara Ciocca) regalando una ragione di redenzione al giovane ragazzo. 

Brando DeSica elabora una sorta di fiaba Dark che colpisce, in pieno petto, l’attenzione dello spettatore; non solo per i precisi movimenti di macchina, ma per la grande quantità di informazioni che vengono fornite e le elevate forme di citazionismo che, man mano, portano il pubblico dentro l’abisso più buio. Dalle atmosfere cimiteriali che rievocano, in un certo qual senso, la grande Opera del 1987 di Joel Shumacher (Ragazzi Perduti) alle ben più urbane location notturne tipiche del più commercializzato Blade, passando per quelle musicali con spiccate venature alla Joy Division e per chiudere con quelle Letterarie. La pellicola è un continuo rimando ai grandi classici a sfondo vampiresco; non si risparmiano, infatti, le dinamiche dove la figura di Dracula gioca una mano importante, alterando, però, anche il sottosuolo ben più ricercato e figlio di una natura malsana e ancor più spietata; non è certo un caso che il nome scelto per la protagonista in seconda sia proprio Carmilla ( Opera di Sheridan Le Fanu del 1872 che anticipa la nascita del ben più noto racconto di Stoker) e che, su di lei, si muovono tutte le componenti di questo meraviglioso viaggio dentro rami secchi e oscuri presagi di morte. La morte, per l’appunto, risulta essere il vero faro guida, dove tutto si sposta silenziosamente senza lasciare tracce di passaggio. Il regista si diverte a posizionare frammenti di Oscurità in ogni frame, analizzando le situazioni, che si susseguono, con lo scopo di portare il lavoro in una precisa strada senza abbandonare quel senso di degrado che circonda ogni città del Mondo. Napoli è raffigurata come centro di un universo unico, dove tutti ci si possono rispecchiare, tutti possono avere quel comune denominatore utile all’empatia più intima e, dove, chiunque ci si può immedesimare. Il film gioca a scacchi con sè stesso, senza guardare in faccia nessuno ed isolandosi completamente dalle mode del momento, regalando un sano Dramma Horrorifico dalle sensibili venature (già citate) gotiche, non disdegnando, però, quel retrogusto ferroso tipico di uno Splatter senza rimorsi e che non fa sconti per nessuna ragione alcuna. 

Mimì – Il Principe Delle Tenebre riesce a mescolare i generi e renderli una componente unica; anche quando tutto sembra volgere ad una conclusione gettata nel fango. La grande abilità del regista risulterà, infatti, dare un senso agli avvenimenti lasciando punti di domanda necessari al movimento cerebrale dello spettatore. 

Questo meccanismo è, senza dubbio, il punto più alto dell’intero operato. Riuscire a far immergere l’immaginazione dentro un ipotetico reale che gira sul proprio corpo, fondendo Critica Sociale e la Natura Primordiale del Genere, sarà il colpo di genio che suona quasi come miracolo per un’Opera Prima. 

Brando DeSica ci porta dentro un qualcosa che esiste solo nei sogni…o forse no.

 

“Andiamo…Prima che Arrivi L’alba..”

 

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