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Crimes Of The Future : L’evoluzione interna di David Cronenberg [RECENSIONE]

Articolo a cura di | Alessandro Pesce

“Quando la specie umana si adatta a un ambiente sintetico, il corpo subisce nuove trasformazioni e mutazioni. Con la sua compagna Caprice (Léa Seydoux), Saul Tenser (Viggo Mortensen), famoso artista e performer, mostra pubblicamente la metamorfosi dei suoi organi in spettacoli d’avanguardia. Timlin (Kristen Stewart), un investigatore del National Organ Registry, segue ossessivamente i loro movimenti, quando viene rivelato un gruppo misterioso…La loro missione: usare la notorietà di Saul per far luce sulla prossima fase dell’evoluzione umana.”

Presentato al Festival di Cannes e finalmente giunto in formato fisico da Midnight Factory, Crimes Of The Future segna il ritorno del visionario David Cronenberg sotto una nuova pelle; un’altra forma evolutiva sia cinematografica sia, per natura stessa, emozionale e poetica. Il regista Canadese non solo espone un’opera capace di prendersi, con estrema forza, tutto il tempo necessario per analizzare ogni frammento di trama, ma ne ricama un sensazionale viaggio dentro una contemporaneità spaventosamente rigida e capace di dare uno sguardo, quasi profetico, verso un futuro non del tutto fantascientifico. Viggo Mortensen, Léa Seydoux e la sorprendente Kristen Stewart assumono il comando di un racconto difficile da catalogare (e forse anche poco necessario), fatto di una lontana appartenenza di collettiva visione e dove il sentimentalismo lascia spazio ad un organo di piacere dettato dalla stessa aridità che la vita propone, attraverso pazienti e dolci torture sulla stessa carne per riempire l’ormai vuoto corpo umano in continua evoluzione. Le fonti di introspettiva rappresentazione sembrano, quasi, un totale abbandono dei piaceri naturali (alimentazione, empatia, sesso, la completa assenza di comunicazione) lasciando spazio a nuove sperimentazioni per potersi sentire, in qualche modo, elemento attivo nell’universo. Cronenberg mette in atto un qualcosa di estremamente poetico e triste allo stesso tempo, che rispecchia fedelmente l’andatura di una società sempre meno attenta ai fattori principali, gestendo in maniera approssimativa ogni tipo di rapporto, senza curarne i piccoli squarci di luce necessari per una corretta, o perlomeno stabile, collocazione all’interno del nucleo societario. Ogni inquadratura riesce a catturare l’attenzione del pubblico, offrendo non solo uno spettacolo pirotecnico degno della “miglior” sindrome di Stendhal, tanta è la potenza, ma garantisce una fedelissima rappresentazione del degrado che man mano corre dentro il cuore pulsante del racconto, riuscendo, in tal modo, ad equilibrare una coerenza sempre impostata sullo stesso flusso gestionale. Ovviamente, trattandosi di Cronenberg, l’aspetto narrativo è importantissimo e non sarà semplice, specialmente per un pubblico non del tutto preparato in materia, riuscire a digerire i lunghi dialoghi che fan da ragnatela al racconto. La semplicità e l’immediatezza non sono armi che il regista ama seguire e, forse, è proprio questo l’elemento magico che ha sempre caratterizzato il proprio cinema : Cronenberg non segue le mode, le confonde, le rimodella a proprio piacimento e, perchè no, le suggerisce con un pizzico di quell’arroganza che, come spesso accade, risulta essere l’elemento che contraddistingue determinati artisti della poesia visiva. Il già citato cast merita ovviamente una menzione particolare, in quanto assoluti mattatori di una corsa, verso il futuro, di pregevole fattura : ogni aspetto della trama è intervallato da personalità in grado di stabilire i diversi stati di coscienza della razza umana : se da una parte troviamo la totale assenza dell’anima, con un sentore di rammarico verso una difficile comprensione del “nuovo” mondo (loro mondo) offerta dal sempre immenso Viggo Mortensen, dall’altra troviamo la furbizia di una spietata ricerca verso le luci della celebrità interpretata dall’affascinante e sensuale Léa Seydoux; il compito della rappresentazione del volto dell’ingenuità (e relativa crescita dei sensi del piacere) invece viene affidato all’incredibile Kristen Stewart. Proprio su quest’ultima si accavallano una serie di circostanze che, se pur marginali in senso di minutaggio “on screen” , chiudono tutta l’essenza del film : La Mutazione. L’attrice Statunitense è un autentica macchina emotiva, capace di trasformare la propria timidezza (gestendo in maniera armoniosa sia l’intonazione vocale sia l’utilizzo della respirazione con una tecnica davvero esemplare) in qualcosa in continua crescita (esattamente come la propria fase attoriale nel corso degli anni) e che il regista lascia in sospeso per creare, nella mente dello spettatore, una propria interpretazione. Questo stesso senso di gestione di giudizio viene chiuso, come un cerchio perfetto, nel finale dell’opera; lasciando tutto l’operato con enormi punti di sospensione, dando modo al pubblico del futuro di avere diversi margini di riflessione. Ogni aspetto e rappresentazione dei diversi caratteri dei protagonisti ha, come comune denominatore, una sostanza completamente originale di amore : verso il cambiamento, verso l’arte, verso un amore non del tutto convenzionale e verso la convinzione di avere ancora questa sensazione celata nell’oscurità del proprio animo. David Cronenberg torna con uno straziante e angosciante film proprio su questo sentimento, mascherando il tutto con il proprio inconfondibile Body Horror capace di confondere le idee del pubblico e riuscendo, ancora una volta, a farlo rabbrividire attraverso bizzarre sculture organiche e gli immancabili squarci sulla pelle umana. Un Film assolutamente imperdibile

-Un Ritorno in Pieno Stile Cronenberg-

-CAPOLAVORO- Secondo il Nostro Particolare Metodo di Valutazione in HORROR STAB-

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Regia: David Cronenberg
Cast: Kristen Stewart, Viggo Mortensen, Léa Seydoux

Contenuti extra: 
• Trailer
• Intervista a David Cronenberg
• Intervista a Viggo Mortensen
• Making of

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